LA PSICOTERAPIA DEGLI ATTACCHI DI PANICO: L'APPROCCIO INTEGRATO

Gli approcci tradizionali terapeutici fondamentalmente prevedono le tecniche cognitivo-comportamentali e l’approccio dinamico. Esiste in psicoterapia un Approccio Integrato, che utilizzo personalmente, dal punto di vista statistico altamente efficace nella cura degli attacchi di panico. L’approccio integrato  combina diverse tecniche utilizzate nella prassi terapeutica per lo più separatamente: 1) tecniche ad indirizzo corporeo per la ricognizione, gestione e controllo del sintomo (tecniche di respirazione per il controllo degli stati psicofisici; rilassamento  profondo; tecniche di visualizzazione). 2) tecniche cognitive-comportamentali e di rieducazione delle risposte  (strategie di copyng, riconoscimento degli schemi disfunzionali che innescano e sostengono le risposte sintomatiche,  rielaborazione cognitivo-emozionale dell’esperienza traumatizzante, esposizione graduale agli stimoli scatenanti), 3)lavoro più profondo sugli aspetti della personalità sui quali si strutturano le situazioni problematiche che alimentano i conflitti alla base della sintomatologia.
Le tecniche ad indirizzo corporeo mirano soprattutto a rieducare la respirazione, dato che, come abbiamo visto, una respirazione non corretta può produrre condizioni di iperventilazione che possono innescare o sostenere il disturbo di panico. Il respiro è una funzione fisiologica che è sia sotto il controllo del sistema nervoso involontario che di quello volontario. Imparando attraverso tecniche a controllare in modo volontario il ritmo, la frequenza ed il volume del respiro, si può determinare un controllo dei propri stati  psico-fisici, producendo condizioni di tranquillità che hanno l’effetto di modificare quelle condizioni che predispongono all’iperventilazione, ma anche di indurre stati di profondo rilassamento che migliorano lo condizione  di base dell’ansia.  Efficaci si sono rivelate, nella mia personale esperienza, alcune tecniche respiratorie caratteristiche del rebirthing e del pranayama, derivante dalla tradizione yogica, che oltre a ripristinare una corretta  respirazione addominale  mirano anche a modificare la percezione del proprio corpo (ritmi fisiologici, stimoli e sensazioni) che spesso nel paziente risulta alterata, per cui sensazioni interne  innocue sono decodificate e percepite come “pericolose” o “minacciose”, innescando una reazione a cascata che può sfociare nell’attacco di panico. Le tecniche respiratorie sono associate in modo sinergico  a tecniche progressive  di rilassamento profondo, supportate da esercizi di visualizzazioni.
Le tecniche di natura cognitivo-comportamentale comprendono un lavoro di rieducazione e di informazione che aiuterà il paziente a ridurre i timori catastrofici legati ai preconcetti che si è costruito rispetto alla sua sintomatologia (ad esempio, la paura di morire o di impazzire), a rielaborare le  esperienze di vita reale relativi alle modalità con cui vive le situazioni  ansiose o  fobiche, mentre la ristrutturazione cognitiva mira all'identificazione e alla probabile origine delle sensazioni temute e / o qualsiasi disinformazione sul significato delle sensazioni. Per esempio, molte persone con disturbo di panico hanno delle convinzioni negative, o distorsioni cognitive , su se stessi e  sul  mondo che li circonda. Questo modo di pensare disfunzionale  spesso contribuisce a comportamenti disadattivi, come evitare situazioni temute, che invece hanno proprio l’effetto di sostenere  il disturbo di panico.
Le tecniche cognitive pur essendo molto utili per ottenere miglioramenti rapidi del disturbo, non sempre risolvono il problema definitivamente. Spesso il sintomo nel paziente col disturbo di panico può possedere una struttura più complessa ed esprimere una condizione conflittuale radicata in aspetti più profondi della sua personalità che possono riguardare  l’autonomia, le relazioni, la dipendenza riguardo le figure significative, genitori o partner, le modalità di esprimere le proprie emozioni. Risalire dai sintomi al conflitto di base  ed affrontarlo rapidamente attraverso l’approccio dell’analisi transazionale o della terapia gestaltica spesso significa rimuovere la struttura di base che sostiene l’impianto sintomatologico. Questo lavoro può svolgersi parallelamente a quello del controllo dei sintomi ma solamente dopo un miglioramento iniziale del paziente.
 L’ approccio integrato dà al terapeuta in definitiva maggiori  possibilità di scegliere la modalità  di intervento più opportuna ed efficace per ciascuno, poiché vi sono pazienti inizialmente più ricettivi alle tecniche corporee di rilassamento  e di respirazione, mentre altri conseguono maggiori benefici lavorando sulla ristrutturazione emotivo-cognitiva degli aspetti disfunzionali che sostengono il disturbo. Questa possibilità di diversificare ed adattare la modalità di intervento consente al paziente di ottenere benefici sostanziali in tempi brevi  e  di evitare recidive.

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