LA TERAPIA DEGLI ATTACCHI DI PANICO

Per affrontare il disturbo di panico si  ricorre alla psicoterapia, all’intervento farmacologico, oppure ad un trattamento integrato tra le due. Nella terapia farmacologica, i farmaci più comunemente usati sono gli antidepressivi  (gli inibitori delle monoaminossidasi (IMAO), i  triciclici (TCA) e gli  inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) insieme alle benzodiazepine (alprazolam).
La terapia farmacologica prevede una fase d’impostazione, che tende a bloccare gli attacchi di panico, una fase di consolidamento della terapia, ed una fase di prevenzione di riacutizzazioni e recidive, per una durata di 6-8 mesi, fase in cui per diversi autori è rigorosamente necessario associare il trattamento farmacologico ad una psicoterapia (Sarti M., Galassi F., Puccetti F., Bartolini S. (2000). La sospensione farmacologica avviene in modo graduale e progressivo, non senza miglioramenti consistenti e non prima degli 8-12 mesi. La terapia farmacologica da sola non cura gli attacchi di panico ma riduce le risposte neurovegetative del sistema nervoso associate ad alcuni sintomi. Comporta diversi svantaggi che possono essere riassunti nel rischio di dipendenza, negli effetti secondari indesiderati, ed in un consistente tasso di ricaduta successivo al trattamento farmacologico, che oscilla tra il 20%  fino all'80%, qualora la terapia farmacologica sia interrotta prima o non venga conclusa. Un altro problema è che alcuni eventuali effetti collaterali dei farmaci possono essere interpretati dai pazienti come segnali di un imminente attacco di panico, portandoli ad interrompere precocemente la terapia. E’ fondamentale per il paziente, sia che decida di ricorrere ai farmaci o meno, che affronti il suo disturbo rivolgendosi ad uno psicoterapeuta affiancandolo, nel primo caso, anche alla terapia farmacologica.

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