Psiconutrizione: un approccio integrato tra psicoterapeuta e nutrizionista
Perchè la maggior parte delle diete falliscono
Essere a dieta, valutare le calorie di un pasto, fare complicati calcoli sui grammi di grassi
degli alimenti, evitare i carboidrati
semplici, ecc. sono comportamenti
diventati routine giornaliera per
molte donne ( ma anche per molti uomini).Nei paesi altamente industrializzati, in Europa e negli
Stati Uniti, oltre Il 45% delle donne intervistate riferisce di
stare a dieta.
Mentre la percentuale per gli uomini scende al 25%. Eppure nonostante tutto questo affannarsi c’è un dato statistico schiacciante :il 97% delle diete falliscono. Addirittura il 75% delle persone che hanno perso chili con una dieta nei tre anni successivi riprendono peso oltre quello originariamente perduto. Non so se esista altra attività umana con un così alto indice di insuccesso! Quali sono i motivi che determinano questo risultati negativi? La risposta è che perdere peso non un processo semplice ma al contrario un cambiamento molto complesso che riguarda fattori fisiologici (metabolismo), biochimici ( il cibo) e mentali ( la funzione del mangiare è in relazione con diversi aspetti psicologici quali lo stress, l’immagine corporea, l’autostima, la gratificazione ed il piacere) senza trascurare gli aspetti simbolici del nutrirsi, associati alla sfera inconscia.
Mentre la percentuale per gli uomini scende al 25%. Eppure nonostante tutto questo affannarsi c’è un dato statistico schiacciante :il 97% delle diete falliscono. Addirittura il 75% delle persone che hanno perso chili con una dieta nei tre anni successivi riprendono peso oltre quello originariamente perduto. Non so se esista altra attività umana con un così alto indice di insuccesso! Quali sono i motivi che determinano questo risultati negativi? La risposta è che perdere peso non un processo semplice ma al contrario un cambiamento molto complesso che riguarda fattori fisiologici (metabolismo), biochimici ( il cibo) e mentali ( la funzione del mangiare è in relazione con diversi aspetti psicologici quali lo stress, l’immagine corporea, l’autostima, la gratificazione ed il piacere) senza trascurare gli aspetti simbolici del nutrirsi, associati alla sfera inconscia.
Per affrontare subito in modo
diverso il problema, io propongo come prima cosa per chi voglia intraprendere l’avventura
di dimagrire, già di modificare in
partenza la terminologia con cui ci si approccia a tale problema: perdere peso non va bene poiché si
associa all’idea di qualcosa che non c’è più, che andrà perduto, quindi legato
all’idea della perdita e a sentimenti di
tristezza, se non di depressione. Forse andrebbe già meglio usare dei termini che
descrivono questo processo
in termini di cambiamento positivo,
una trasformazione benefica del nostro corpo (e dell’organismo in generale), ad
esempio “diventare più leggeri “, va
decisamente meglio. Questa considerazione
apparentemente irrilevante e un po’
ironica ha una sua ragione d’essere: quando si intraprende una dieta si pone
spesso ed esclusivamente l’accento sugli aspetti fisiologici di perdita
del peso, sulle quantità di cibo da introdurre e poco o niente su quegli aspetti psicologici , così
determinanti , che il cibo ed il nutrirsi esercitano sulla nostra psiche. Bisogna tenere necessariamente conto di questi
aspetti ed affrontarli, se si vogliono avere buone chances di successo e raggiungere i risultati desiderati.
Gli Aspetti fisiologici
Innanzitutto bisogna ricordare che
uno dei motivi che spesso rendono poco efficaci le diete è riconducibile ai
meccanismi omeostatici che controllano l’assunzione e l’astensione dal cibo. Il nostro organismo differisce pochissimo da
quello dei nostri antenati delle caverne e dal punto di vista metabolico, non riconoscendo
la differenza tra una dieta e le
condizioni di scarsità di cibo o di siccità che si potevano sperimentare in
passato. Uno dei meccanismi genetici che ha permesso di sopravvivere in queste
circostanze risiede nella capacità di adattamento
alla scarsità di alimenti: quando limitiamo volontariamente la quantità di
cibo, il metabolismo rallenta e di conseguenza tendiamo a bruciare meno calorie rispetto a quanto consumavamo in
precedenza, ciò ostacola il processo di perdere peso. Questo accade anche con
l'esercizio fisico. Il metabolismo
abbassato aumenta la probabilità di chi fa una dieta di riacquistare peso
ancora di più, soprattutto se le vecchie abitudini alimentari vengono riprese. Spesso nelle diete yo-yo viene ripreso tutto
il grasso corporeo perduto. Frequenti cambiamenti di peso non giovano alla
salute e fanno anche aumentare il rischio
di malattie cardiache e di morte prematura (Brownell & Rodin 1994. Lissner
et al 1991). Le diete fortemente
ipocaloriche, quelle che inizialmente danno maggiori risultati, favoriscono la perdita di peso ma malauguratamente
fanno bruciare la massa corporea magra, cioè i muscoli. Sono le diete
maggiormente destinate a fallire. Le diete che limitano fortemente l'apporto
calorico, facilitano subito la perdita di peso corporeo magro, mentre al contrario fanno perdere poco la massa grassa. Tutto questo procura sicuramente
più danni che benefici, per cui l’organismo molto più saggio della nostra mente
cosciente, attraverso meccanismi automatici che agiscono sulla fame e sul
metabolismo ci inducono ad
assumere più cibo.
Un altro aspetto importante
riguarda poi lo stress. La capacità di
rilassarsi e far fronte allo stress
potrebbe essere una chiave per perdere peso molto più efficacemente di qualsiasi
strategia dietetica. Una nuova ricerca condotta da Tracy Bale, neuroscienziato dell'Università della
Pennsylvania , dimostra che la dieta
rende il cervello più sensibile allo stress e ai meccanismi di ricompensa
neuronale con i cibi ad alto contenuto di grassi, ed in genere ricchi
di calorie. Questi cambiamenti neuronali
del cervello si verificano durante la dieta e
successivamente producono maggiore
senso di fame agli individui. La maggior parte della ricerca sulle diete per perdere peso si concentra sulla possibilità della regolazione
dell'appetito-per aiutare le persone a mangiare di meno, sentire la sensazione
di sazietà prima, ed abbassare il desiderio per il cibo. Ma una volta che si
perde peso, si ha difficoltà a mantenerlo. Anche la chirurgia di asportazione
dell’adipe in eccesso, non sempre aiuta le persone a mantenere il loro peso
forma in modo efficace. Il problema è
proprio lo stress. Lo stress induce il
corpo al rilascio di cortisolo, l'ormone che alimenta il nostro corpo con l'energia proveniente
dagli zuccheri, e che ci permette di far fronte ai potenziali pericoli. Nel corso del tempo, alti
livelli di stress portano a livelli cronici elevati di cortisolo che possono
causare aumento dell'appetito ed aumento di peso. Diventando più sensibili allo
stress, anche le persone più determinate
e tenaci nel seguire un regime dietetico restrittivo, possono desiderare
fortemente cibi calorici, come un gelato
o una pizza. “Seguire una dieta è difficile perché è come se il nostro cervello
( i meccanismi neuronali di regolazione)
stesse lavorando contro noi stessi", dice Bale. Imparare modi migliori
per ridurre lo stress può essere la chiave per avere realmente successo nel
riuscire a dimagrire, poiché saremmo meno spinti ad assumere alimenti per far fronte all’ansia di base.
Gli aspetti psicologici
Vediamo ora quali atteggiamenti mentali
o comportamenti possono costituire un
impedimento di natura psicologica a mantenere e a raggiungere gli obiettivi
previsti nella dieta:
Rigidità Eccessiva/Perfezionismo
Molte persone assumono un
atteggiamento troppo rigido nel loro approccio alla dieta. Rispettano alla
lettera tutte le prescrizioni del nutrizionista pesando i grammi di cibo in
modo meticoloso. Tutto ciò sembra accettabile finchè rispettano i dettami della dieta. I problemi
sorgono per qualsiasi “sgarro”, non importa quanto piccolo, che viene considerato
come fallimento completo e assoluto. La
dieta viene abbandonata e iniziano le abbuffate post- dieta.
Questo atteggiamento di rigidità
spesso riguarda non solo la dieta, ma il
mondo intero è visto con un
approccio eccessivamente estremo,
giusto o sbagliato. Tali individui o rispettano
in modo assoluto la loro dieta, in modo da sentirsi perfetti al 100% ,
o devono abbandonarla. Quando la dedizione è
ossessiva, l'aspettativa di
perfezione può diventare una vera e propria fonte di fallimento. Certo,
se ci si costringe a tendere verso risultati sempre migliori, un simile
atteggiamento potrebbe anche funzionare. Ma appena si sgarra, diventano così intransigenti da abbandonare ogni proposito. Per la maggior parte delle
persone a dieta con tale atteggiamento che
persegue la perfezione, potremmo dire che il fallimento è dietro l’angolo.
Aspettative
di risultati immediati Un altro motivo importante per cui le diete
falliscono e che si ripongono grandi
aspettative in tempi eccessivamente rapidi.
Senza neanche prendere in considerazione
le diete che promettono la perdita di peso facile e veloce, la realtà è che per ottenere buoni
risultati potrebbe essere necessario modificare radicalmente le abitudini
alimentari, trasformare l’atteggiamento nei confronti del cibo e apportare
cambiamenti di stile di vita, magari introducendo attività come la meditazione
o l’esercizio fisico. L’altra idea sbagliata che bisogna modificare è quella di
credere di dover essere affamati o privati che per tutto il periodo della dieta. Se si ha da dimagrire molto, è necessario
iniziare a pensare in termini di tempo più ragionevoli ed in termini di piccoli
cambiamenti che sembrano essere più facili da attuare e mantenere nel lungo
termine, ma soprattutto più stabili.
Cibo come sostituto di altri bisogni o per anestetizzare emozioni
Spesso il cibo è alla base di un
meccanismo di gratificazione che agisce con le stesse modalità di azione di alcune
droghe. In questo caso mangiare
diventa una modalità per ricevere piacere
immediato compensando bisogni di altra natura, oppure per nascondere a se stessi emozioni sgradevoli. Si parla in questo caso
di “ fame emotiva” o di “mangiare emotivo”. Questo comportamento
alterato presenta diversi tratti comuni col disturbo dell’alimentazione compulsiva
ed è caratterizzato dalla tendenza a mangiare in modo morboso grandi quantità di cibo alla volta. Spesso i “mangiatori emotivi” presentano problemi di
sovrappeso e al contempo maggiori difficoltà a seguire una dieta per le
motivazioni reali, spesso inconsce, che si celano dietro al loro mangiare
compulsivo. La fame emotiva presenta diverse analogie con la dipendenza
dall’alcol. Gli alcolisti evitano di affrontare forti emozioni – sia positive che
negative. L’alcool viene utilizzato sia per affogare i dispiaceri ma spesso anche per “celebrare” gli stati d'animo
positivi. Per i mangiatori emotivi, il comportamento è del tutto simile - solo che
il cibo sostituisce l’alcol. I mangiatori emotivi si rivolgono al cibo in
risposta a stimoli negativi come una brutta giornata in ufficio o una
discussione con un amico. Essi possono anche mangiare troppo quando sono
particolarmente euforici. Pochi di loro sono consapevoli del fatto di scambiare
ciò che sentono con quello che stanno mangiando.( http://psicologiaperilbenessere.blogspot.it/2013/04/cibo-ed-emozioni.html#more )
La fame emotiva è frequentemente
alla base dei problemi di sovrappeso ed è facile che queste persone ricorrono
ad una dieta con scarse possibilità di successo poiché il problema della loro
alimentazione squilibrata risiede altrove.
Verso una Psicologia della Nutrizione: l’approccio Integrato tra psicoterapeuta e nutrizionista.
Come si è visto, in questa breve
esposizione i motivi che impediscono di
avere successo con le diete, sono diversi e di natura complessa. E’ importante acquisire che il problema del dimagrimento venga affrontato in modo integrato e con la
consapevolezza che diventare più leggeri
comporta dei cambiamenti radicali che non si esauriscono col seguire attentamente gli schemi dietetici. Sarà
importante anche avere maggiori conoscenze ed informazioni sugli aspetti salutari del
cibo, sugli effetti di dipendenza che il cibo spazzatura provoca sul
cervello, delle modalità corrette di scegliere ed abbinare gli alimenti. Ma
accanto a queste buone norme di nutrizione è fondamentale assumere un corretto
atteggiamento mentale che accompagni la dieta, imparare a gestire l’ansia
che inevitabilmente aumenta durante la dieta, diventare consapevoli di come il cibo spesso diventi un sostituto per soddisfare altri bisogni ed
affrontare in modo corretto quelle
problematiche psicologiche che spesso
condizionano o interferiscono con la nostra alimentazione. Quello della PsicoNutrizione, l’approccio integrato
tra nutrizionista e psicoterapeuta, mi sembra che possa costituire in moltissimi
casi, una ottima strategia per raggiungere i risultati desiderati.
Pasquale Rossi
Pasquale Rossi
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