Stati d'animo e metabolismo alimentare

Mangiare con i sensi di colpa
By Pasquale Rossi

Vi è mai capitato di mangiare  qualche cibo che vi piace particolarmente, diciamo nutella o gelato, provando subito dopo una sensazione di ansia e di disappunto verso se stessi,  o di cadere vittima di  sensi di colpa per aver mangiato  alimenti "poco sani"? Questo atteggiamento psicologico verso il cibo  può essere definito “senso di colpa alimentare”.
Provare queste sensazioni, di leggero senso di colpa, di tanto in tanto, può essere considerato naturale, quando ad esempio, si interrompe una dieta o si è mangiato eccessivamente, magari di sera sentendosi appesantiti o gonfi, oppure quando si indulge “un po’ troppo” verso un cibo particolarmente gustoso. In taluni casi, se questo comportamento diventa eccessivo e frequente, ed inizia ad interferire con le attività quotidiane di routine, esso può essere classificato come un disturbo psicologico. Nella sua forma più grave, la colpa per aver mangiato, è associata ad altri disturbi alimentari, che vanno da abbuffate a cui fanno seguito condotte di eliminazione come vomitare. Tuttavia, è importante notare che sentirsi in colpa per il cibo può assumere un significato meno grave rispetto alle serie patologie del comportamento alimentare, ma tuttavia importante perché influenza i nostri comportamenti ed il senso di autostima. Se ogni singolo pasto diventa una battaglia con i sensi di colpa eccessivi, la vergogna e il potenziale rimpianto, allora questo tipo di atteggiamento  potrebbe essere qualcosa da prendere in considerazione ed affrontare. Non essere in pace con se stessi per ciò che si mangia, può portare a intensi sentimenti di privazione che poi sfociano in voglie incontrollabili e, spesso, abbuffate con opprimenti ulteriori sensi di colpa.  Spesso un rapporto alterato col cibo, è la conseguenza di un modo disfunzionale attraverso il quale le persone fanno fronte a sentimenti o stati emotivi con i quali non possono/vogliono  trattare direttamente. In questi casi, il senso di colpa, alimentare o meno, può costituire un atteggiamento dannoso che mina la salute emotiva complessiva della persona.
Ma da dove nasce questa tendenza alla colpa nei confronti del cibo? Una delle ipotesi è che sia una “costruzione” della nostra società e il risultato diretto di una influenza dei media. Forse non riusciamo ad immaginare l’enorme impatto psicologico che possono avere su noi, riviste, programmi televisivi, film, e celebrità e di come possano  influenzare il nostro atteggiamento nei confronti del corpo e del cibo. Al posto di  promuovere la moderazione ed un occasionale atteggiamento di  indulgenza sano verso il cibo, i media ci hanno portato a credere che l'indulgenza sia una brutta cosa. Le diete sono costruite intorno a questa idea di evitare di essere  indulgenti nei confronti di un cibo gustoso, portando ad etichettare gli alimenti come "buoni" o "cattivi". Siamo così condizionati ad evitare tutti i "cattivi" alimenti e vergognarsi quando cediamo alla tentazione. I media contribuiscono a creare una vera e propria ossessione per l’ immagine del corpo e dei  percorsi  per raggiungere un ideale di perfezione o bellezza. Le diete restrittive che potrebbero sembrare ragionevoli in un primo momento, e soprattutto per poco tempo, ad una valutazione psicologica più approfondita, sono responsabili di creare questa dicotomia dei cibi in "buoni" e "cattivi favorendo il  senso di colpa alimentare.
Etichettare  gli alimenti  come 'buoni' e 'cattivi' oppure  'sani' e 'malsani'  crea un atteggiamento rigido del tipo tutto-o-niente nei confronti di cibo e salute. Se mangio un cibo cattivo divento o mi sento un po’ “più cattivo” e questo produce dei sensi di colpa : "Stavo facendo davvero bene fino a quando ..." , ci si ripete dentro di sé…
Il senso di colpa che nasce dentro noi stessi quando sentiamo che abbiamo fallito è enorme. Ci rimproveriamo per non riuscire a raggiungere alcun risultato, e ci sentiamo dei perdenti. Crediamo di essere destinati ad una continua quanto inutile lotta con noi stessi, perché non potremo mai smettere di mangiare. L’ansia sale e fa aumentare ulteriormente la fame nervosa (emotional eating


MA COSA SUCCEDE NELL'ORGANISMO QUANDO MANGIAMO COL SENSO DI COLPA?
Possiamo immaginare la via che porta informazioni al cervello, il midollo spinale e i  nervi come un sistema telefonico attraverso il quale la mente comunica con gli organi digestivi. Se si sta per mangiare, ad esempio, un cono gelato, l’immagine mentale del gelato si “forma” nel centro superiore del cervello - la corteccia cerebrale. Da lì, le informazioni sono trasmesse elettrochimicamente al sistema limbico, che è la parte "inferiore" e più primitiva del cervello. Il sistema limbico regola le emozioni e le funzioni fisiologiche fondamentali come la fame, la sete, la temperatura, il desiderio sessuale, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. All'interno del sistema limbico vi è un piccolo agglomerato di neuroni noto come l'ipotalamo, che integra le attività della mente con la fisiologia del corpo. In altri termini, raccoglie gli input sensoriali, emotivi, ed i pensieri e traduce queste informazioni in risposte fisiologiche. Se il gelato che si sta mangiando  è del vostro gusto preferito - per esempio, nocciola- e si consuma con un atteggiamento  gioioso e soddisfacente, l'ipotalamo modula questo segnale positivo con l'invio di segnali di attivazione tramite le fibre nervose parasimpatiche alle ghiandole salivari, esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato e cistifellea. La digestione viene stimolata e si avrà una più ampia ripartizione metabolica delle calorie del gelato, con una maggiore efficienza a bruciarle. Se al contrario ci si sente in colpa nel mangiare il gelato o ci si giudica negativamente, l'ipotalamo riceverà questi  segnali negativi in ingresso  ed  invierà  segnali verso il basso, attraverso le fibre simpatiche del sistema nervoso autonomo, sotto forma di risposte inibitorie negli organi digestivi.  il che significa che mangiando il gelato, non sarà pienamente metabolizzato. Esso  può rimanere nel  sistema digestivo più a  lungo, facendo diminuire la propria popolazione di batteri intestinali sani e aumentare il rilascio di sottoprodotti tossici nella circolazione sanguigna. Inoltre, i segnali inibitori nel sistema nervoso possono diminuire l'efficienza nel  bruciare calorie attraverso un aumento di insulina e cortisolo, ciò si tradurrebbe, semplicisticamente, ma non tanto, in una trasformazione dei pensieri del senso di colpa, infusi nel cono gelato, in maggiore grasso corporeo. Ecco un modo semplice in cui pensieri relativi al cibo che si mangia, si trasformano  immediatamente in realtà, nel corpo, attraverso il sistema nervoso centrale.
Il cervello non distingue tra un vero e proprio fattore di stress reale ed  uno immaginato. La prova è che  se si è tranquilli in una stanza da soli, di buon umore, e si inizia a pensare a qualche episodio spiacevole della nostra vita, ad esempio, la persona  “ sbagliata” di  anni fa con cui è finita male, e se il ricordo di questa storia produce ancora una risposta emozionale, anche a distanza di anni - il corpo entra rapidamente in un stato fisiologico di stress, con  aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, seguito da una riduzione della funzione digestiva.
Qualsiasi senso di colpa per il cibo, idea di peccato per il corpo, o un giudizio sulla propria salute sono considerati fattori di stress dal cervello e sono immediatamente trasdotti nei loro equivalenti elettrochimici nel corpo. Anche mangiando il pasto più sano del pianeta, se si è sotto l'influsso di pensieri negativi, la capacità di digestione del cibo si riduce e il metabolismo dei grassi di deposito può incrementarsi. Allo stesso modo, si potrebbe mangiare un pasto nutrizionalmente squilibrato, ma se stiamo bene con noi stessi, con mente  e  cuore nella giusta condizione, aumenterà la capacità di trarre  potere nutritivo da  alimenti anche scadenti.  
Eppure diverse cose si possono fare per uscire da questo circolo  vizioso.
Il primo passo da fare è considerare che non c’è nulla di "sbagliato" in noi, quando siamo preda ad  un attacco compulsivo di fame nervosa.  La fame “nervosa” ci appare come un nemico  contro cui combattere, ma in realtà possiamo ben pensare che ne soffriamo per il fatto che  siamo esseri che ci emozioniamo, che viviamo e  ci nutriamo di emozioni. Alcune volte, forse, queste emozioni sono così spiacevoli che non vogliamo né riconoscerle, né affrontarle ed il cibo può diventare il mezzo per compensare a tale rimozione o rifiuto. Mangiare diventa un meccanismo automatico attraverso il quale si riduce l’ansia e si mettono da parte problemi da affrontare che in taluni casi possono sembrare insormontabili. Forse i sensi di colpa sono anche un meccanismo difensivo compensativo con cui rimandiamo la eventualità di agire,di prendere decisioni, di affrontare qualche problema o che forse stiamo sopravvalutando oppure che ci sembra troppo impegnativo o doloroso da fronteggiare…
Pasquale Rossi


Commenti

  1. Alimentazione e salute mentale
    L’alimentazione è uno dei determinanti del benessere psico-fisico in quanto la informazione epigenetica derivante dal cibo conduce e modificare la espressione del DNA nell’ azione metabolica , agendo nell’influenzare lo stato di salute;
    Ciò che mangiamo ha forti influenze sugli stati mentali .Fin dall’antichità il consumo di cibo e bevande è stato collegato all’ umore e quindi a stati di soddisfazione o di malessere.
    Piu’ recentemente cibo e’ stato riduttivamente percepito come un mezzo che fornisce energia e materiali molecolari di costruzione per il rinnovamento del corpo, e pertanto poco si e detto sull’ apporto del cibo come informazione che agendo in particolare nei circuiti neuronali attiva il controllo cerebrale su quanto ingeriamo cosi che la mente viene ad essere l’ elemento fondamentale per il controllo metabolico ed il mantenimento dello stato di salute. Pertanto oggigiorno per correlare opportunamente alimentazione e salute psicofisica e’ necessario riflettere su come la salute mentale passi attraverso i nostri comportamenti alimentari e come viceversa uno stato di benessere emotivo e psicologico faciliti l’ attivita di controllo cerebrale sui processi metabolici che permettono al cervello di partecipare costruttivamente all mantenimento dello stato di salutehttps://www.facebook.com/groups/195771803846822/e di benessere. paolo manzelli pmanzelli.lre@gmail.com;

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