Ciclo di Seminari all'Officina delle Idee di Angri
ALLA RICERCA DELLA FELICITA'
Si sono svolti all’Officina delle Idee di Angri, a novembre e
dicembre scorsi, i primi due incontri del ciclo di Seminari sulla Felicità.
Come per il ciclo delle conferenze precedenti, che riguardavano
la Relazione Amorosa, quest’anno abbiamo conservato la medesima formula,
caratterizzata da un confronto sull’argomento tra le visioni della filosofia e
quelle della psicologia, con interventi di esperti, due psicoterapeuti e due
studiosi di filosofia, e l’attenta quanto gradita partecipazione del pubblico,
che attraverso domande,riflessioni e resoconti di esperienze personali, ha
arricchito gli incontri fornendo ulteriori spunti e stimoli alla nostra ricerca
comune. I primi due incontri dal titolo “cos’è la felicità” e “ i luoghi e i
modi della felicità” hanno consentito di tracciare alcune linee e tematiche di
natura certamente complessa che speriamo di poter, almeno in parte, approfondire
nei prossimi incontri. In questo articolo del blog, esporrò in modo sintetico alcuni
punti e tematiche che sono emersi in
questi due primi incontri.
Parlare di felicità è
alquanto difficile, nonostante i filosofi fin dall’inizio, e in tempi molto più recenti gli psicologi, si
siano da sempre interrogati sulla natura di essa, sulle possibilità e sulle
modalità per raggiungerla. Una difficoltà sorge immediatamente nel voler definire
il concetto di felicità. Pur somigliando ad altri concetti molto simili quali
la gioia, la soddisfazione, il piacere, l’euforia , l’estasi, la beatitudine o
la letizia, l’esperienza della felicità sembra differenziarsi da tutte queste
altre, pur inglobandone vari aspetti, per alcune sue peculiarità: sembra esistere
una dimensione soggettiva ed
irriducibile dell’esperienza di “essere felici” che rende complesso e difficile
indagare sull’argomento. Oggi un aiuto però ci proviene dalle Neuroscienze, ed
in particolare dalla conoscenza più approfondita del cervello e dalle nuove
tecniche di indagine su di esso, quali le neuroimaging.
Attraverso queste tecniche è
possibile osservare l’attività del nostro organo “in vivo” mentre si compiono
alcune attività o si fanno determinate
esperienze. Ciò che si osserva è l’attivazione di specifiche aree del cervello
correlata ad esperienze ben definite. Le caratteristiche di un “cervello
felice” si evidenziano nelle
neuroimaging, in modo singolare, differenziandosi da altri stati psicologici,seppur
molto simili. La felicità pur non corrispondendo del tutto alle esperienze
della gioia o al piacere, ne condivide
con esse alcuni aspetti della sfera
emozionale e sensoriale. La gioia, ad esempio, sembra essere una
emozione di più breve durata rispetto alla felicità, che invece presenta
caratteristiche, per quanto illusorie, di maggior durata, di pienezza e di
promesse (aspettative) più consistenti. Sebbene la felicità si accompagni a
sensazioni gradevoli e confortanti, si differenzia dal piacere per essere in
relazione non solamente con aspetti più semplicemente (si fa per dire) corporei
e sensoriali, ma anche cognitivi. Il piacere presenta alcuni aspetti legati
paradossalmente al dolore ed alla dipendenza che sembrano escludere in modo
irrevocabile che il piacere possa coincidere in qualche modo alla condizione di
essere felici. Già Proust lo affermava dicendo che: “E’ alquanto raro che la
felicità possa posarsi sul desiderio che l’aveva già reclamata”. Questo dipende dal fatto che la stimolazione
eccessiva dei circuiti cerebrali della gratificazione può comportare talora una
trasformazione dell’attività piacevole in ricerca, sempre più irrefrenabile
dello stimolo, dando luogo a comportamenti compulsivi e di dipendenza che
sembrano interferire con le condizioni di felicità piuttosto che facilitarle.
Questo è quando avviene nei meccanismi di dipendenza da sostanze, sesso o
attività ludiche (gioco compulsivo).
Oltre che ad aspetti
prettamente emozionali e quindi corporei, la felicità sembra in relazione anche
con la sfera cognitiva attraverso la consapevolezza, al dare un senso alla
stessa esperienza e ad aspetti etici, quali la responsabilità individuale. in
passato la visione della felicità non era legata alla volontà o ad una
progettualità individuale: la felicità “accadeva” e non poteva essere volontariamente
cercata. negli ultimi secoli, dall’illuminismo in poi, si è affermato il
concetto di “costruzione” della felicità. La felicità si costruisce creando le
condizioni favorevoli a livello individuale ma soprattutto in una dimensione
sociale e culturale. Sembra che le esperienza della felicità per essere
pienamente tale debba includere aspetti sia emozionali che cognitivi, suddividendosi
in diverse fasi o momenti: una situazione
propizia alla felicità (ambiente), una emozione
di felicità (componente emozionale), una visione
della felicità ( giudizio o componente cognitiva), un progetto di costruzione della felicità. L’insieme
di queste componenti può determinare un vissuto esperienziale di felicità.
Facciamo un esempio. Mi trovo in vacanza con degli amici, in un posto di
straordinaria bellezza, in una notte stellata vicino al mare (situazioni
propizie alla felicità), mi assale una emozione intensa di soddisfazione, di
condivisione e di unione con le persone ed il posto in cui mi trovo (emozioni
di felicità), comunico questi mie sensazioni agli altri e mi accorgo che non
tutti stanno vivendo i miei stessi stati d’animo. Intraprendiamo una
discussione. Qualcuno ritiene che questa esperienza sia frutto di circostanze
casuali, altri, come me, che si possano creare volontariamente delle condizioni che possano predisporci o
favorire momenti di felicità (visione della felicità). Me ne vado a dormire
felice ed appagato, riflettendo che forse dovrei cambiare vita e dedicare più tempo
a stare insieme con gli altri o in mezzo alla natura per sentirsi bene e non
aspettare una vacanza ( costruzione della felicità). Questo semplice esempio ci
mostra come il sentirsi felici è frutto di una serie di circostanze e di una
sequenza di operazioni psicologiche complesse e sottili. Sarebbe più preciso
parlare allora di una alchimia della
felicità. I momenti di felicità (situazioni propizie) poi possono essere
legati alla propria individualità. Per alcuni, situazioni propizie di felicità
possono essere, ad esempio, andare ad un concerto con degli amici, o il ricordo
di eventi piacevoli, come la nascita di un figlio, per altri stare da soli in
un bosco ad ascoltare gli uccelli o ritrovarsi con vecchi amici per una cena.
Per altri ancora, la felicità potrebbe essere una vittoria importante della
propria squadra del cuore oppure riparare da sè un elettrodomestico rotto. Come
si può dedurre c’è una enorme variabilità individuale dei momenti propizi alla
felicità ed essi possono essere diversamente momenti di scambio, di comunione,
di sensazioni o di realizzazione individuale. C’è nella felicità forse anche un
certo aspetto di paradossalità che riguarda le aspettative intorno ad essa come espresso da O. Wilde in un suo aforisma: “
Ci sono due tragedie nella vita. Una consiste nel non ottenere ciò che si
desidera. L’altra nell’ottenerla”. Ma tutto questo sarà argomento dei nostri
prossimi incontri.
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