Stai facendo una buona psicoterapia ?
Come può il paziente rendersi conto dell’efficacia del
proprio percorso terapeutico.
50 segni che possono fornire indicazioni sul proprio percorso di psicoterapia
La psicoterapia può essere una
esperienza straordinaria di trasformazione e di guarigione profonda da sintomi
e disagi, ma non sempre è un processo rapido e facile da affrontare. Alcune
volte chi segue un percorso può mettere in dubbio l’efficacia del trattamento, e magari le capacità o anche la condotta del terapeuta.
Cosa può fare il cliente per capire se sta affrontando un percorso valido per
la risoluzione dei suoi problemi in grado di fornirgli una concreta possibilità di aiuto?
Spesso
non è facile definire se la terapia potrà dare i risultati attesi dal paziente,
poiché molte volte tali obiettivi possono mutare durante il percorso
terapeutico: ad esempio, dopo la remissione iniziale dei sintomi, si potrebbero perseguire cambiamenti
più profondi che potrebbero riguardare il modo di vivere o le modalità
affettive e relazionali del paziente. Spesso il trattamento può essere non
breve e a fasi di miglioramento possono seguire periodi in cui, il lavoro su se stessi, è meno
gratificante o si avvertono momenti di frustrante stagnazione. Ciò può essere
naturale, dato che il processo di crescita
e di trasformazione non ha sempre
andamento lineare e costante. Naturalmente una buona indicazione dovrebbe provenire dai
miglioramenti generali, rispetto ai sintomi o dalla riduzione del disagio e
malessere dopo alcune sedute o qualche mese, a seconda della gravità del
problema. Esistono però degli indicatori che il cliente in certi casi, può e
deve considerare come segnali che consentono
di valutare se una terapia è discutibile
o inefficace.
Se uno qualsiasi dei seguenti segnali fossero presenti durante il corso di una psicoterapia,
sarebbe opportuno prenderli in considerazione e discuterne con lo stesso
terapeuta inizialmente, parlando con lui schiettamente dei propri dubbi. Un
buon terapeuta dovrebbe essere aperto e disposto a comprendere tali preoccupazioni.
Se invece il terapeuta non prende sul serio, ne è disposto ad accettare alcun
feedback, forse potrebbe essere il caso di consultarsi con un altro terapeuta
rispetto al percorso di terapia che si sta seguendo.
E 'anche importante notare che questi
indicatori presentano diversa
importanza. Alcuni sono molto gravi e rappresentano violazioni delle rigorose norme etiche e
deontologiche che ogni terapeuta deve seguire, come, ad esempio, un terapeuta che tenta di avere un rapporto sessuale con un
cliente. Non c'è eccezione a questa regola, ed in tal caso bisogna denunciare
tale comportamento. Tuttavia, un certo numero di segnali sotto elencati possono
rappresentare "eccezioni alla regola" e dipendono
in parte dal contesto. Ad esempio, è generalmente inaccettabile per i terapisti
avere rapporti con i loro clienti. Quindi un terapeuta non va dal barbiere o
dall’idraulico, che sono già suoi clienti, per evitare di confondere e
condizionare la relazione "cliente-terapeuta". Tuttavia, in piccole
comunità può essere impossibile evitare certe relazioni personali. E
l’orientamento etico di un terapeuta potrebbe essere più flessibile in
circostanze simili .
Vediamo più dettagliatamente questi segnali osservabili dal paziente, che possono
dare delle indicazioni sulla qualità ed efficacia della relazione terapeutica:
- · Il terapeuta non ha una formazione sufficiente e specifica per risolvere i problemi del paziente. Ad esempio non ha una specializzazione in psicoterapia riconosciuta dal Miur ( ad es.potrebbe essere uno psicologo non specializzato in psicoterapia) o avere una pratica necessaria per affrontare le problematiche del cliente.
- · Il terapeuta non è interessato ai cambiamenti che il paziente desidera fare ed agli obiettivi che lo stesso intende conseguire.
- · Non vuole o non definisce chiaramente la modalità con cui può aiutare a risolvere il problema o le preoccupazioni del paziente che lo hanno condotto in terapia.
- · Il terapeuta non fornisce alcuna spiegazione su come stabilire quando la terapia è completata.
- · Il terapeuta non cerca la consultazione ed il confronto con altri terapeuti.
- · Offre garanzie e / o fa promesse.
- · Assume un atteggiamento giudicante o critico del comportamento, stile di vita, o problemi del paziente.
- · Il terapeuta è giudicante" o tratta il paziente come “ inferiore” anche se in modo sottile
- · Dà colpe alla famiglia, amici o partner dei problemi oppure incoraggia il paziente ad incolparli
- · Il terapeuta in modo consapevole o inconsapevolmente soddisfa i propri bisogni psicologici a discapito del paziente e della terapia.
- · Cerca di essere amico del cliente.
- · Il terapeuta ha contatti fisici (ad esempio, abbraccia il paziente) senza chiedergli prima il consenso.
- · Tenta di avere un rapporto sessuale o una relazione affettiva coi pazienti.
- · Parla troppo di sé o si auto-celebra spesso senza alcuno scopo terapeutico.
- · Cerca aiuto o favori dai pazienti in situazioni non correlate alla terapia.
- · Divulga informazioni che possono far sapere ad altri che si è in terapia senza autorizzazione del paziente.
- · Rivela le identità di altri suoi clienti.
- · Non accetta commenti o ammette i propri errori.
- · Si concentra molto sulla diagnosi senza fornire l’aiuto necessario a cambiare.
- · Parla troppo.
- · Non parla affatto.
- · Utilizza spesso una terminologia poco comprensibile che lascia confusi.
- · Il terapeuta si concentra sui pensieri e gli aspetti cognitivi con l'esclusione dei sentimenti e dell'esperienza somatica.
- · Si concentra sui sentimenti e le esperienze somatiche con l'esclusione di pensieri, intuizione, e l'elaborazione cognitiva.
- · Agisce o parla come se possedesse le risposte o soluzioni a tutto, e passa molto tempo a dire come risolvere o modificare meglio le cose.
- · Dice cosa fare, prende decisioni per il paziente o dà frequentemente consigli non richiesti.
- · Incoraggia la dipendenza, consentendo di soddisfare i bisogni emotivi del paziente nell’ambito della terapia, non favorendo la possibilità che lo stesso paziente possa cominciarlo a fare “fuori” dalla terapia. Usando una metafora potremmo dire che il terapeuta " nutre di pesci, invece di contribuire che il cliente impari a pescare il per se stesso."
- · Cerca di tenere in terapia contro la volontà del paziente.
- · Pensa che solo lui o il suo approccio terapeutico funziona e discredita altri approcci o altri colleghi.
- · E’ controverso con il paziente o spesso conflittuale.
- · Dimentica il nome del paziente e / o non ricorda i suoi problemi da una seduta all'altra.
- · Non presta attenzione o non dimostra che è in ascolto e comprensione.
- · Risponde al telefono durante la seduta, senza consenso del cliente.
- · Si dimostra insensibile alla cultura o religione del paziente.
- · Nega o ignora l'importanza della spiritualità del paziente.
- · Cerca di Influenzare o spingere verso idee religiose o spirituali
- · Non mostra empatia.
- · Si immedesima troppo.
- · Sembra sopraffatto dai problemi del paziente.
- · Sembra eccessivamente emotivo, scosso, o agitato dai sentimenti o problemi del paziente
- · “Forza” a rievocare sentimenti o ricordi di esperienze che il paziente vive come altamente vulnerabili.
- · Evita di andare in profondità su sensazioni ed esperienze che il paziente avverte come fortemente emotive o vulnerabili.
- · Non chiede il permesso di usare varie tecniche psicoterapeutiche.
- · Il terapeuta cerca di esercitare un controllo palese su impulsi, compulsioni , o dipendenze senza aiutare a diventare consapevoli e risolvere le cause sottostanti.
- · Manca spesso, annulla o si presenta in ritardo agli appuntamenti.
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